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Il Cranio è un Abitacolo

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Il cranio è una struttura il cui scopo primario è proteggere il cervello nella routine quotidiana come in caso di traumi più o meno gravi.
 
Per spiegarne il funzionamento, l’osteopata francese Leopold Busquet utilizza la similitudine con l’abitacolo dell'automobile, congegnato per proteggere gli occupanti.
Ci sono quindi un telaio (la colonna cranica) un abitacolo (la scatola cranica) dotato di numerosi archi di rinforzo (le suture) un muso deformabile (ahimè la faccia), le cinture di sicurezza (le falci cerebrale, cerebellare e il tentorio del cervelletto) un sistema di airbag (le meningi e il liquor cefalorachidiano).

Vediamo ogni parte distintamente:
La colonna cranica (il telaio) è formata dall’ occipite, dallo sfenoide dall’etmoide. Queste tre ossa craniche costituiscono un unico setto di tre parti articolate tramite sinostosi cioè con tramite sincondrosi calcificate che congiunge la fronte con la nuca, irrigidendo il cranio secondo l'asse sagittale.
La scatola cranica (l’abitacolo) costituito dalle ossa del cranio e dalle relative suture (archi di rinforzo) che sono le suture coronale, lambdoidea, orbitaria superiore, il foro occipitale, le suture interparietale e parieto temporali.
Passiamo a quelle che Busquet definisce le cinture di sicurezza cioè le falci del cervello, del cervelletto e il tentorio del cervelletto, che costituiscono un sistema a tre inserzioni ossee, che stabilizza il cervello in senso longitudinale e trasversale in relazione a urti ordinari come una capriola un volteggio.

Le meningi e il liquido cefalorachidiano (gli airbag) evitano che il cervello venga ferito quando viene in contatto con la scatola cranica durante la vita ordinaria.  In caso di forti traumi entra in funzione un vero e proprio sistema idraulico di dissipazione delle spinte. Nello specifico “la dura madre e l'aracnoide assicurano le relazioni con le pareti rosse. All'interno dei ventricoli, tra l'Aracnoide e la Pia madre, la sospensione (idraulica n.d.a.) è assicurata dal liquido cefalorachidiano. Nel sistema è presente anche una valvola di sicurezza il foro di Magendie” la cui funzione vedremo tra poco.
Sappiamo dalla fisica che i liquidi sono incomprimibili e così il liquido cefalorachidiano. In caso di trauma grave, come una caduta seria o un incidente stradale, le sollecitazioni trasmesse dall'esterno al cervello fanno aumentare la pressione nel liquido cefalorachidiano, che le trasmette alle pareti meningee. Poiché il LCR è, come abbiamo visto, incomprimibile esso si scarica nella colonna vertebrale attraverso il foro di Magendie.

Tutto questo avviene in pochissimi istanti, qualche decimo di secondo, e al momento non ne viene avvertito pienamente l'effetto. Nei giorni
seguenti, il temporaneo ma brusco aumento della pressione del liquido avvenuta al momento del trauma, produce i tipici indolenzimenti post traumatici con “enormi difficoltà a muovere la testa a flettere le gambe” uniti a una “grande stanchezza”.
Un’ altra importante e ben nota conseguenza della dinamica del trauma è che nei giorni seguenti la persona avverte spesso uno stato depressivo. Anche questo è spiegabile con la fuoriuscita del LCR dal cranio verso la colonna vertebrale attraverso il foro di Magendie, che comporta un abbassamento delle pressioni di questo liquido sul cervello con conseguente tendenza depressiva
 
Fonte: Leopold Busquet, Le catene muscolari-trattamento del cranio, Marrapese, Roma



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