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Perchè nessuno sa cos'è la kinesiologia?

Kinesiologia Padova
Pubblicato da in Kinesiologia diffusione e sviluppo · 17 Giugno 2020
Quanti sanno cos’è la kinesiologia?...non barate, siate sinceri.
Quanti lo sanno approssimativamente? Quanti ne hanno anche soltanto sentito parlare?...Sono sicuro che siete in pochi.
 
La verità è che la Kinesiologia è pressochè sconosciuta in Italia, per svariate ragioni. Forse gli stessi kinesiologi non hanno fatto abbastanza per promuoverla, forse il sistema sanitario nazionale è come un muro, sordo a tutte le voci fuori dal coro.

Qualunque sia il motivo, la realtà rimane: una tecnica a tratti prodigiosa,  con potenzialità enormi, vive ridotta a semplice curiosità, conosciuta da molti come “ trucchetto” per testare i fiori di Bach, in alternativa al pendolino. BEH NON E’ COSI’ !
 
Per ridurre la portata di questo inaccettabile equivoco, ho iniziato a promuovere la Kinesiologia con i miei semplici mezzi: facebook, qualche intervista in TV locali e radio. Una disciplina che ha tutti i requisiti per  diventare complementare alla medicina ufficiale, com’è già in Svizzera, tanto per citare una nazione molto avanzata, in cui le sedute kinesiologiche sono riconosciute e rimborsate dal Servizio Sanitario Nazionale e dalle Assicurazioni Private, una tale disciplina merita di più.
 
Una importante occasione mi è stata offerta da una mia allieva, un’infermiera di prima linea che, in tempo di Covid 19, è passata dalla sala operatoria al reparto di terapia intensiva. Durante la procedura di estubazione di un paziente ricoverato in rianimazione ha avuto un risultato sorprendente, applicando una semplice tecnica di Kinesiologia, l’ASE, per ridurne l’agitazione. Notata da un medico e da una collega ha iniziato a spiegare ad altri quanto aveva fatto, finché il medico responsabile della formazione del personale si è attivata per organizzare una lezione  introduttiva.
 
E’ stato un primo passo ma estremamente importante.
 
Ho impostato la lezione  immaginando le dimensioni vitali più coinvolte dallo stress in un ambiente lavorativo così difficile come l’ospedale, in tempo di epidemia.
Le dimensioni individuate sono: la PELLE, il primo confine, il terzo polmone; lo SPAZIO, dove la vita si manifesta, dove il corpo si muove;  il RESPIRO, così mortificato dall’uso continuo della mascherina; lo SGUARDO, forzato a lunghe permanenze verso il basso; le EMOZIONI, il nucleo primario della consapevolezza: paura, rabbia, impotenza, tristezza; i MUSCOLI, irrigiditi in posizioni forzate; l’ENERGIA, l’elettricità, la chimica dello stress.
Per ciascuna dimensione ho fornito semplici strumenti kinesiologici: ASE, Posizioni Oculari, Tapping, Affermazioni, Riflessi neurolinfatici, per abbattere gli effetti dello stress.
 
Il risultato della lezione è stato sorprendente. Tutti i professionisti dell'ospedale sono rimasti incuriositi e hanno seguito le spiegazioni e praticato le tecniche con interesse, nonstante le mascherine, le distanze, la stanchezza del dopo-turno.
 
Riusciranno questi sforzi a trovare applicazione concreta sul campo?



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